15/05/2019 - SICUREZZA SISMICA: IL VALORE AGGIUNTO OFFERTO DALLA LEGGE REGIONALE LOMBARDA

Di Matteo Mainetti, ingegnere dell'ordine di Brescia

Brescia, 14 maggio 2019


Lettera aperta

Agli ordini professionali degli ingegneri della Lombardia

Alle istituzioni regionali competenti in tema di rischio sismico


Premessa

Dopo oltre tre anni dall’entrata in vigore in Lombardia della L.R. 33/2015 (“Disposizioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche”) ci sembra giusto chiederci se gli obiettivi della stessa siano stati raggiunti, o se comunque siamo sulla strada giusta. Come è noto, le Norme Tecniche per le Costruzioni stabiliscono regole di progettazione ed esecuzione a garanzia della sicurezza strutturale nel caso di eventi sismici. Le diverse leggi regionali, emanate in virtù dell’art. 93 del D.P.R. 380/2001, definiscono poi i meccanismi di controllo per fare in modo che tali regole vengano applicate in concreto.

Ci si potrebbe chiedere: dal momento che le NTC costituiscono una legge dello Stato che deve sempre e comunque essere rispettata, i meccanismi di controllo regionali sono forse superflui? La risposta è no, e cerchiamo di capire il perché. Facendo un paragone con il Codice della Strada, oltre alle misure ex post (multe per infrazioni), la presenza di misure di controllo preventive (ad esempio dissuasori, tutor e autovelox segnalati) sono strumenti molto efficaci proprio nella “prevenzione” delle infrazioni. Nel settore dell’edilizia esiste un sistema di controllo (l’attività dei giudici) che valuta l’operato dei professionisti a posteriori. Tuttavia, ad esempio, in un territorio interessato da un evento sismico, tale valutazione nei confronti dei responsabili dei danni e delle perdite di vite umane potrebbe arrivare molto tardi, considerato il “tempo di ritorno” di tali eventi e pertanto le conseguenze di una cattiva progettazione difficilmente possono essere prevenute, come invece ben avviene per le violazioni al Codice della Strada.

Da questa premessa si comprende che i meccanismi di controllo dell’applicazione delle Norme Tecniche sono proprio necessari, e che tali meccanismi si concretizzano grazie alle leggi regionali. Tra gli strumenti per raggiungere questa finalità, in Lombardia c’è un sistema uniformato/standardizzato di presentazione delle pratiche sismiche (MUTA), a cui è associata una specifica lista di documenti da presentare; tra questi c’è ad esempio il “Modulo 12” (Relazione illustrativa e scheda sintetica dell’intervento) che dovrebbe permettere al progettista da un lato, e all’esaminatore dall’altro, di presentare e leggere i contenuti principali di un progetto in maniera organica. La discussione sull’appropriatezza dei mezzi (a cui si aggiungono, in varie salse, gli svariati portali comunali o sovra-comunali che si affiancano al MUTA) esula da questa riflessione. O meglio, una riflessione sui mezzi trova un senso in relazione al loro essere o meno funzionali al raggiungimento del fine ultimo, rappresentato dall’incremento della sicurezza sismica.

La situazione attuale

Facendo un passo indietro, come molti si ricorderanno dai corsi universitari (o dai seminari successivi), la sicurezza sismica è un concetto probabilistico. Si può aumentare la sicurezza, aumentando i costi. O meglio, l’implicazione non è simmetrica: per avere più sicurezza si è “costretti” ad aumentare i costi, ma non è implicito che l’aumento dei costi garantisca un incremento della sicurezza. È chiaro a tutti (soprattutto ai committenti) che l’introduzione della legge regionale ha portato all’aumento dei costi; la domanda da porsi è: << Quali di questi costi hanno fatto (o stanno facendo) aumentare la sicurezza sismica, e quali no?>>. Spendere 15 ore compilando moduli, raccogliendo le firme digitali e provando a caricarli su portali, si traduce in un costo che di per sé non aumenta la sicurezza sismica. E il costo collegato alla valutazione di un progetto (che sia preventivo in zona 1 e 2, o a campione in zona 3 e 4), effettuato da chi “esamina” la pratica, aumenta la sicurezza sismica nel momento in cui il gruppo di esaminatori è competente, allineato, e propositivo. Allo stesso modo, dato che il “sistema” di presentazione della pratica è uniformato, anche il metodo di analisi e la qualità dell’esame dovrebbero esserlo, ma di fatto non lo sono.

Prima dell’entrata in vigore della legge regionale la bontà della progettazione e della direzione lavori erano affidate al singolo professionista. Questo generava una disparità di approccio alla attività professionale incredibile, in parte a causa di norme non sempre cristalline, in parte a causa di un approccio superficiale, in parte a causa di “convenienza” da parte del professionista. Siamo d’accordo che questo sistema debba essere migliorato, ma se non vengono messi in atto criteri di selezione, di formazione e di standardizzazione tra chi si siede a valutare i progetti degli altri, non si ha alcun valore aggiunto, alcun miglioramento nella progettazione e quindi alcuna riduzione del rischio sismico; si ottiene soltanto un aumento di costi per la collettività. Di paragoni se ne possono fare molti: in ambito universitario, non si scelgono “a caso” degli studenti a fare le prove di esame ai loro colleghi; si “selezionano” tra gli ex studenti coloro che hanno eccelso in preparazione, competenza e professionalità. Inoltre il programma di studi di un corso è lo stesso (bene o male), e i criteri di valutazione idem, sia che sia seguito a Brescia, Milano, Palermo.

L’opinione degli esperti deve essere, in generale, allineata. Immaginiamo se tre persone si recassero ciascuna dal proprio medico, con gli stessi sintomi (ad esempio influenzali), dove la prima venisse rimandata a casa con un “non è nulla, beva un bicchiere d’acqua e le passa”, alla seconda venisse prescritta una tachipirina e un po’ di riposo, la terza ricoverata d’urgenza… Si capisce che, salvo errori, non funziona così... Infatti il medico non è “uno di noi che consulta wikipedia”, ma è almeno un “gradino sopra”, e soprattutto ha una conoscenza profonda della materia e applica procedure standardizzate di controllo e accettazione del paziente. Il paziente (e la comunità) in questo modo sviluppa la fiducia che il medico gli prescriva le medicine giuste (anche se a volte amare), le stesse che verranno prescritte a chi ha lo stesso sintomo e la stessa storia clinica, indipendentemente da chi l’ha visitato. Nel campo della valutazione dei progetti sismici, invece, sembra che, in questo momento, il progettista non abbia tale fiducia nei confronti dei controllori. Questo poi si ripercuote su tutta la categoria, dato che pochi tecnici riescono a fare buon viso e cattivo gioco nei confronti della committenza che vuole essere aggiornata sulle tempistiche (o sui dettagli) relativi all’approvazione del progetto. In altre parole, per quanto controproducente per la categoria, è facile prendersela con la “commissione incompetente” e difendere il proprio operato di progettista davanti alla committenza. Per quanto si voglia “supportare la categoria a tutti i costi”, a volte è veramente difficile.

La modalità di assegnazione, scelta, selezione delle commissioni, finora, si è dimostrata sregolata e le conseguenze le abbiamo vissute tutti: progetti praticamente identici analizzati da commissioni diverse ricevono richieste di integrazioni completamente differenti, che spesso non hanno nulla a che fare con l’aspetto sismico, o che sono completamente irrilevanti ai fini del comportamento della struttura o della pubblica incolumità. Altre volte, in altri comuni/commissioni si hanno progetti evidentemente carenti ma che vengono approvati subito o con piccole richieste (magari irrilevanti). Riteniamo che questo modo di operare sia a discapito della comunità, nonché della nostra categoria professionale.

Si cita qualche esempio per dare concretezza a quanto sopra esposto. Gli esempi provengono dallo stesso progettista, e per tipologie simili sono impostati in maniera simile in termini di contenuti, esposizione, verifiche effettuate.

Per una cerchiatura in acciaio (apertura su muratura esistente, ripristino rigidezza e resistenza) ci è stato chiesto, a seconda dei casi:

  1. Nulla (approvata subito, 2-3 occasioni).
  2. Verifiche del collegamento bullonato a terra.
  3. Questo (e altro): dettagli sul collegamento/zancatura tra colonne e maschi murari esistenti; verifica a instabilità flesso-torsionale della trave superiore cerchiatura; prescrizioni sulla durabilità e accettabilità dei materiali nella “Relazione sui materiali”.

Per un foro in un solaio esistente (120x120) con scala a chiocciola di accesso “in acciaio a cura della committenza” ci hanno chiesto, in progetti diversi:

  1. Nulla (approvata subito, un paio di occasioni).
  2. Disegni esecutivi e verifiche della scala a chiocciola.

Strutture più complesse, come nuovi edifici residenziali a setti, sono stati valutati (progetti simili a commissioni diverse):

  1. Nessuna richiesta.
  2. Semplice richiesta della verifica dei muri scantinato (NB: comportamento scatolare non dissipativo), nessun’altra richiesta.
  3. Elenco di richieste su nodi, verifiche di solai, spostamenti, elementi secondari. NB: nessuna richiesta sui muri scantinato.

Quando si pensa di avere esaurito le possibili verifiche e dettagli costruttivi che possano venire richiesti a integrazione, alla pratica successiva compaiono sempre cose nuove. Oppure si scopre che il collega, con un progetto che contiene metà delle verifiche e dei dettagli del tuo, presentato in Comune A anziché Comune B, viene approvato senza alcuna richiesta. Come già sottolineato questa incertezza e mancanza di standardizzazione genera solo inaccettabili inefficienze, costi e risentimenti.

La norma nazionale (o regionale) ha optato per un sistema di controllo; sta a noi trasformare questa apparente “complicazione inutile” in una opportunità. L’opportunità di aumentare il livello di progettazione, standardizzare il controllo, migliorare la sicurezza sismica e ricevere feedback positivi e costruttivi dai supervisori. Non, come interpretato in alcune sedi, come l’opportunità per i progettisti (magari i più giovani, con più tempo libero da dedicare), di “fare esperienza”. Sarebbe come dire: offriamo l'opportunità, per regolamento, a tutti i chirurghi di fare i trapianti di cuore, a tutti i piloti di esibirsi con le Frecce Tricolori, a tutti i tecnici di fare i dirigenti degli uffici comunali, a tutti i laureati di insegnare all'università, a tutti i cantanti e i ballerini di esibirsi all'Ariston e alla Scala, a tutti i progettisti di ristrutturare Notre Dame, rifare il ponte di Genova o sovralzare un ospedale. Ricordiamo piuttosto lo scopo ultimo, ovvero aumentare il livello di progettazione e la sicurezza sismica; inutile correggersi i compiti a vicenda tra somari. Con questo non si vuole dire che siamo tutti somari, ma se fossimo tutti eccellenze allora lo strumento di controllo sarebbe già inutile in partenza.

Chiediamo quindi che il sistema di controllo sia organizzato in maniera professionale e standardizzata, altrimenti potrebbe rappresentare soltanto una perdita di tempo e di soldi (pubblici e privati), strumento di frustrazione per la categoria, e perdita di fiducia da parte della committenza e dei costruttori. Per arrivare a questo potrebbero essere necessari dei criteri di selezione e dei corsi di aggiornamento per gli esaminatori. Da un lato potrebbe essere visto come una perdita di (ulteriore) tempo, dall’altro, immaginatevi: si scelgono 3 progetti (carenti, ovvero reali) e li si affidano agli esaminatori. Tutti gli esaminatori preparano la loro “lista di integrazione” sugli stessi progetti. Poi ci si confronta e si definisce una linea comune, quali sono le richieste sensate e quelle fuori luogo. Si definiscono delle linee guida (anche ad uso dei progettisti), più specifiche di quelle già promosse dagli ingegneri lombardi. Questo sì che sarebbe un grande valore aggiunto alla categoria che porterebbe un aumento della professionalità e della sicurezza sismica.

In conclusione:

  • I meccanismi di controllo previsti dalla legge regionale lombarda sono assolutamente indispensabili e costituiscono un ottimo strumento per valorizzare la professione e ridurre il rischio sismico.
  • L’autorevolezza delle commissioni esaminatrici è condizione imprescindibile per garantire pienamente il valore aggiunto offerto dalla legge regionale; autorevolezza da raggiungere mediante apposita regolamentazione.
  • Il ruolo di esaminatore delle pratiche sismiche non può essere visto come un’opportunità da offrire a tutti, ma va riconosciuto soltanto a seguito di specifica formazione e selezione.
  • Il metodo di controllo delle pratiche sismiche deve essere regolato attraverso criteri univoci di uniformità e standardizzazione, organizzati mediante specifiche e puntuali linee di indirizzo.
  • Gli ordini professionali dovrebbero farsi carico della promozione della legge regionale e del raggiungimento degli obiettivi sopra esposti.

Ing. Matteo Mainetti – Ordine di Brescia